Palazzo Sorbello – piazza Piccinino, 9 PERUGIA
Venerdì 6 marzo ore 17.30
Passione per l’antico:
Andrea Mantegna, dalla Camera picta di Mantova a Il Parnaso per lo Studiolo di Isabella d’Este
Venerdì 27 marzo ore 17.30
Inquietudine e bizzarria:
Il Tondo Corsini La Madonna col Bambino, San Giovanni Battista e angeli di Filippino Lippi
Intervengono:
Emidio De Albentiis (Accademia di Belle Arti “Pietro Vannucci” – Perugia)
Stefano A. Graziano (Musicologo)
Coordina:
Stefano Ragni (Conservatorio e Università per Stranieri di Perugia e Membro del Consiglio della Fondazione Ranieri di Sorbello)
Due particolari conferenze dedicate alle relazioni tra arte e musica nelle quali verranno illustrate importanti opere degli artisti rinascimentali Andrea Mantegna e Filippino Lippi in cui sia possibile individuare dettagli di natura musicale e storico-musicale e che, nel secondo incontro, si concluderà con l ’ascolto di brani musicali connessi a quanto illustrato
Noto per la straordinaria capacità di studiare e di riprodurre l’Antichità classica in modo evocativamente fedele e per la sua pittura in cui trionfa un illusionismo architettonico-spaziale teso alla dilatazione del reale mediante arditi scorci prospettici, Andrea Mantegna (1431-1506) lavorò per le più importanti corti dell’Italia settentrionale. La realtà e il suo doppio, non ancora nel senso pienamente teatrale dei secoli successivi (e del barocco in particolare), ma in quello della relazione ancora razionale tra la sfera della percezione concreta del mondo e l’estensione, anche emotiva e psicologica, verso un immaginario possibile ma comunque controllabile. Se la scelta di parlare della gonzaghesca Camera picta di Mantova (1465-74) va in questa precisa direzione, Il Parnaso (1497), dipinto per lo studiolo di Isabella d’Este, è un perfetto esempio di evocazione del mito classico (Apollo e le Muse, anche se a lungo si pensò, per Apollo, a Orfeo, testimoni dell’amore proibito, ma benevolmente accettato, di Venere e Marte: un amore gradito al concilio degli dei tranne che a Vulcano, legittimo consorte di Venere). L’iconografia complessa e la squisita fattura dell’opera costituiscono di per sé un viatico per l’idea stessa connessa all’armonia (anche musicale) del Rinascimento.